L’arte partecipata

Altro giro, altra corsa. Oggi è la volta de La Piccionaia presentarsi in quanto aderente alla filiera di Vicenza Valore Comunità. La Piccionaia è una cooperativa attiva nella promozione culturale e sociale attraverso il teatro. Centro di Produzione Teatrale riconosciuto dal Ministero della Cultura, si occupa di produzione di spettacoli e performance, progettazione, educazione e formazione, in collaborazione con enti pubblici e privati a livello locale, nazionale ed europeo. Particolare attenzione va alle nuove generazioni, ai nuovi linguaggi e allo sviluppo di processi partecipativi.
A farsi portavoce della realtà il Direttore Artistico, drammaturgo, attore e regista, Carlo Presotto.

presotto

Carlo, La Piccionaia si occupa anche di educazione e formazione: quali strumenti e quali azioni mette in campo su questi fronti?

La cooperativa rivolge particolare attenzione all’evoluzione del linguaggio artistico e pedagogico, allo sviluppo e diffusione della cultura teatrale ed espressiva presso un pubblico di minori e adolescenti in età scolare e prescolare e presso le loro famiglie, alle iniziative di studio e laboratori educativi, anche in collaborazione con le strutture scolastiche. Le linee portanti queste azioni sono:

  • Avvicinare le nuove generazioni alle arti performative attraverso metodi innovativi di attivazione della curiosità e dell’interesse personale e collettivo.
  • Offrire uno spazio sicuro e libero all’espressione e alla crescita personale a qualsiasi età, favorendo l’incontro con le arti, il teatro e la società attraverso il dialogo e l’ascolto.
  • Promuovere il tema della cura e del rispetto dell’altro come fondativo per tutte le relazioni tra le persone coltivando l’ascolto e l’empatia.
  • Stimolare pratiche esperienziali, studio e ricerca sul cambiamento dei linguaggi artistici.
  • Emozionare, far partecipare e favorire la condivisione di esperienza attraverso l’incontro tra spettatori, artisti e territori.

La piccionaia

Particolare attenzione viene riservata alle nuove generazioni, ai nuovi linguaggi e allo sviluppo di processi partecipativi. È sulle nuove generazioni “che si gioca tutto, soprattutto il futuro”?

Più che mai attuale in tempo di pandemia mondiale, la sete di esperienze, conoscenze, emozioni si coniuga con l’esigenza di incontrarsi dal vivo, di persona. Il palcoscenico è il luogo fisico dove prende vita la consapevolezza dell’altro, della realtà e quindi di sé stessi. Artisti giovani, attori e registi affermati, personalità legate alla formazione si incontrano in un “luogo”, La Piccionaia, con l’obiettivo di far crescere le persone attraverso le esperienze artistiche. Il teatro è spazio e tempo di incontro, ascolto e di messa in discussione. I nostri spettatori sono le nuove generazioni come “categoria simbolica”, non necessariamente anagrafica.

Dai vostri incontri, dai vostri laboratori quali bisogni emergono? Di cosa hanno voglia e di cosa hanno paura, oggi, i giovani?

La curiosità da soddisfare, il desiderio di stupirsi, di provare esperienze intense, sensoriali. La voglia di incontrarsi, confrontarsi con gli altri, mettersi in discussione per poi ricomporre il proprio punto di vista sul mondo. Sono i principali bisogni che raccogliamo e che il nostro teatro mette al centro della propria azione. Dopo questi due anni abbiamo scelto di partecipare ad una ricerca sulla visione di futuro attraverso i desideri dei bambini e dei ragazzi, in collaborazione con IUSVE ed Avis Veneto. Abbiamo alcuni primi segnali di questo lavoro, che coinvolgerà circa 1000 ragazzi, tracciando una mappa delle costellazioni che popolano oggi l’immaginario delle nuove generazioni. C’è una forte domanda di esperienza sensibile.

Ci sembra di avvertire come i giovani abbiano molto chiara la perdita di una visione prospettica da parte della gran parte della generazione adulta.

A questa perdita rispondono in due modi: da una parte con l’atomizzazione del tempo, con la rinuncia a dare un senso unificante, a connettere tra di loro i singoli vissuti. In un recente laboratorio un ragazzo l’ha chiamata “la sindrome del salone delle feste sul Titanic”. D’altra parte, facendosi invece carico della questione, praticando piccoli e grandi gesti di cambiamento di uno stile di vita considerato privo di un senso. C’è chi salta a piè pari i “boomer” che ingombrano la strada verso il futuro, c’è chi scarta in altre direzioni anche impreviste. Di fatto questa seconda tendenza si presenta maggiormente nei giovani che hanno vissuto fino a qui un tessuto di relazioni non autocentrate ma che abilitano la condizione del “noi”.

silent play

L’arte – nella comunità educante – che ruolo svolge?

L’arte performativa è uno dei principali dispositivi di manutenzione del legame sociale delle comunità umane, insieme ai giochi ed alle cerimonie. I riti sono per il tempo ciò che le case sono per lo spazio. Servono ad abitarlo, a farlo proprio. Oggi assistiamo ad un ritorno di questa consapevolezza nel teatro, anche nelle sue molte contaminazioni con la danza, la musica, l’arte visiva. L’esperienza estetica fino dalle prime settimane di vita costruisce la nostra identità di esseri in relazione. Genera uno spazio che popoliamo da ciò che ci abita nel profondo, ci permette di elaborarlo e di riconoscerlo in un contesto sociale.

bambini

Dal vostro punto di vista, all’interno di questa società su cosa è urgente lavorare?

Recuperare il valore del possibile, dell’ideale e dell’utopico. Consapevoli del rischio di cadere nella pura fantasticheria o nel dogmatismo di una fantasia politica allucinatoria. La direzione dovrebbe essere verso la caratteristica distintiva di ogni buona utopia: la dialettica tra reale e possibile. In questo quadro pedagogico l’arte, ed in particolare il teatro, assume il ruolo di dispositivo per la produzione concreta dell’esperienza dell’utopia, un luogo in cui fare esperienza di altri mondi possibili, praticare il desiderio, la nostalgia, il sogno.

Quali punti avete in comune con ViVaCom e quali le differenze (e quindi le ricchezze che potete apportare vicendevolmente) con questa filiera?

ViVaCom è un sistema particolarmente innovativo e sfidante per creare un nuovo modello, che non sia una rete operativa o solamente un gruppo di pensiero. I temi etici, la filosofia della condivisione delle competenze, la domanda di senso sono i principali elementi di sintonia. La principale differenza è l’ambito di intervento, che per La Piccionaia da Vicenza e Provincia si colloca sul piano regionale e nazionale, in un sistema di Centri di Produzione territoriali che agiscono in modo connesso all’interno dell’orizzonte del teatro ragazzi italiano.

teatro astra

Quali valori desiderate divulgare all’interno di ViVaCom? E, attraverso ViVaCom, all’esterno?

  • La promozione di un’etica dell’appartenenza alla rete biologica planetaria, all’interno del paradigma dell’ecologia integrale. L’approccio integrale non si limita solo all’ambiente, ma mette in discussione la dimensione sociale ed antropologica, ipotizzando altri modelli di sviluppo ed altri mondi possibili. Riaprire a teatro il tema dell’utopia, è un modo per convocare gli artisti a rispondere alla domanda del pubblico di riferimento, a non evitarla, a tentare risposte. I paesaggi utopici possono rappresentare quello spazio intergenerazionale in cui ricostruire una idea di futuro.
  • La necessità di rendere i giovani protagonisti di processi artistici partecipati, sia attraverso l’accompagnamento e l’apertura di spazi progettuali ai giovani artisti, sia attraverso  l’elaborazione del tema di un nuovo umanesimo tecnologico insieme alle comunità degli spettatori, a partire dalle prime fasce d’età. Il teatro, con la presenza determinante di un corpo situato nel tempo e nello spazio, deve assumersi la responsabilità di diventare luogo delle differenze, palestra dell’incontro tra natura e tecnica. Questa istanza mette in discussione la dimensione chiusa della creazione, e apre una domanda sul confine tra attore e spettatore, aprendo il teatro ed abbassandone la soglia di accesso.
  • L’importanza della comunità educante, con l’attivazione di processi di creazione artistica partecipati, dall’infanzia all’età adulta, per rappresentare la costruzione dinamica delle relazioni umane, tra memoria del passato e desiderio del futuro. Ci troviamo davanti alla necessità di un lungo percorso di rigenerazione dei legami sociali, un “decennio della cura”, come lo chiama Franco Lorenzoni, in cui il teatro deve essere uno dei luoghi riconosciuti in cui questa rigenerazione si rappresenta. E per farlo si tratta di costruire nuovi rapporti con il mondo della scuola, con le realtà culturali ed associative, con le famiglie. Si tratta di uscire dal teatro con i progetti di creazione artistica sul territorio, e di accogliere la comunità a teatro con progetti tematici coprogettati.